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L’America di Trump di nuovo grande? Ma i dazi sono un’arma spuntata

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Creato: 24 Maggio 2025 Ultima modifica: 24 Maggio 2025
Scritto da Giorgio Paolucci Visite: 114

Trump esibisce muscoli e mascella, ma a tirare troppo la corda, a rischiare di più è proprio l’America.

Non passa giorno senza che dalla Casa Bianca non arrivi l’annuncio dell’introduzione di un qualche dazio su una delle tante merci che gli Usa importano dal mondo intero, per poi fare marcia indietro e rinviare tutto a data da destinarsi. Intanto, Trump e la cricca di miliardari al suo seguito realizzano valanga di soldi speculando sulle oscillazione delle quotazioni di borsa che ne derivano. Più che una precisa strategia di politica economica sembra di assistere a uno di quei teatrini che inscenano i venditori ambulanti nei mercatini rionali. A ben vedere, però, in questo modo di agire si scorgono ragioni che vanno ben oltre gli interessi personali dell’inquilino della Casa Bianca e del suo seguito di plurimiliardari.

Trump giustifica il suo tira e molla dicendo che intende riportare l’America agli antichi splendori dopo che la concorrenza sleale praticata dall’Europa, dalla Cina e perfino dai pinguini delle isole disabitate Heard e MacDonald l’hanno ridotta ad essere il maggior debitore al mondo. Ovviamente è una menzogna. In realtà è stata la borghesia americana che ha trovato più conveniente importare merci dall’estero piuttosto che produrle in patria visto che i dollari con cui le pagava, in quanto anche mezzo di pagamento e di riserva internazionale, per una gran parte erano in realtà assegni che non avrebbero mai fatto ritorno in patria per essere incassati: vere e proprie “cambiali senza scadenza”. Tanto conveniente che l’allora presidente Ronald Reagan, a coloro che temevano che l’accumulare debito su debito, a un certo punto avrebbe potuto costituire una seria minaccia per la stabilità dell’impero rispondeva: «Un alto deficit commerciale e un forte afflusso di capitali stranieri non sono necessariamente un segnale di debolezza, ma piuttosto un segnale di forza [...]. Vista la nostra economia in crescita possiamo permetterci di comprare i beni di chi è meno solido di noi»¹.

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Sui prossimi referendum

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Creato: 15 Maggio 2025 Ultima modifica: 15 Maggio 2025
Scritto da Alessandro Esotico Visite: 191

Certamente non sorprende, ai nostri occhi, la rappresentazione offertaci dai partiti politici in merito al referendum abrogativo dell’8 e 9 giugno. Mentre l’area del progressismo borghese, intenta a coltivare il proprio orticello “frontista” in nome della salvaguardia della salute della democrazia, chiama al voto i lavoratori e i “cittadini” italiani, le destre sono impegnate a cavillare sul dettato costituzionale, allo scopo di giustificare la promozione dell’astensione.

Dicono che il referendum sia divisivo. Ci viene presentato come la rappresentazione plastica di due modelli alternativi di democrazia: uno che porrebbe al centro la dignità della persona e il diritto a un lavoro stabile e decente; l’altro, invece, che vorrebbe mantenere lo status quo, spiccatamente liberista e favorevole alle aziende, ai padroni. Questa è, in sintesi, la vulgata sottoscritta anche dai sindacati confederali che hanno appoggiato l’attività referendaria.

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In ricordo di Mauro Stefanini a vent’anni dalla sua scomparsa

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Creato: 01 Maggio 2025 Ultima modifica: 02 Maggio 2025
Scritto da Istituto O.Damen Visite: 154

Sono vent’anni che Mauro non è più con noi; eppure mai come oggi si avverte il vuoto che ha lasciato. Da allora, la crisi del modo di produzione capitalistico si è ulteriormente aggravata e nell’aria aleggia, come non mai, lo spettro di una catastrofe senza precedenti nella storia dell’umanità. L'alternativa storicamente posta in termini di "o socialismo o barbarie" assume grande significato anche nella sua proposizione astratta "o noi, l'intera umanità, o lui, il capitalismo". Da qui l’urgenza di affilare le armi della critica marxista nella prospettiva della rivoluzione comunista. E Mauro, che della causa della liberazione del proletariato dalla schiavitù del lavoro salariato aveva fatto la sua stessa ragion d’essere, in questa lotta, con la passione e la generosità che lo distingueva, sarebbe stato sicuramente in prima fila. Insomma: Mauro ci manca, eccome se ci manca!

2 maggio 2025

Guerra, riarmo e contraddizioni ideologico-sociali

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Creato: 30 Aprile 2025 Ultima modifica: 13 Maggio 2025
Scritto da F. Fera, A. Esotico ed E. Zaccaria Visite: 789

È prerogativa delle società classiste una specifica dialettica che vede la classe dominante unita e compatta nell’esercitare la più infaticabile oppressione nei confronti della classe dominata e, allo stesso tempo, l’essere dilaniata dalla più feroce battaglia intestina. Non rappresenta una novità del modo di produzione capitalistico, nonostante la fase imperialista espanda la lotta intestina a tutto il pianeta, la circostanza per la quale, all’interno dei molteplici covi di briganti, anche le alleanze che appaiono più solide possano venir meno al cospetto di modificazioni nell’orizzonte degli affari e degli interessi del Capitale o dei singoli capitalisti.

Dalla fine della Seconda guerra mondiale, parte dell’Europa ha vissuto sotto il cosiddetto ombrello della NATO; oggi, però, le cose sembrano nuovamente cambiare. In continuità con le prospettive di dominio originatesi da Yalta, anche con l’ultimo capitolo della guerra permanente - la guerra in Ucraina - gli Stati Uniti hanno potuto mettere bastoni tra le ruote negli affari interni del vecchio continente e soprattutto nella solida relazione tra Berlino e Mosca. Nondimeno Washington minaccia seriamente l’alleanza atlantica, rischiando di mandare in soffitta l’ideologia della difesa delle democrazie liberali e dei valori dell’Occidente [n.d.r. comunque da intendere come falsa coscienza storica] pur di seguire i propri interessi – in ragione delle nuove sfide poste dalla contesa globale – in altri lidi.

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La natura della crisi ambientale è tutta dentro al capitalismo

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Creato: 03 Aprile 2025 Ultima modifica: 13 Maggio 2025
Scritto da Antonio Noviello Visite: 692

È quello che noi leggiamo dalla quasi irreversibile crisi climatico-ambientale.

Abstract: lo sfruttamento delle risorse naturali e l’inquinamento della natura stessa galoppano senza sosta verso scenari danteschi. Le guerre permanenti per le risorse energetiche, le conseguenze dell’attuale guerra in Ucraina, la logica sempre più avvitata su sé stessa di un capitalismo oramai fuori controllo, generano incessantemente guasti e, con lo scorrere del tempo, risulta più difficile porvi rimedio.

 

ambient cris1Di che parliamo

Mentre molti esperti si affannano – chissà, forse per il caldo sempre più intenso! – a preoccuparsi dei cambiamenti climatici, nel mondo proseguono imperterrite: guerre in territori pieni di centrali nucleari, estrazioni di petrolio utilizzando ogni tipo di tecnica invasiva, iperproduzioni di plastica, immissione di scarti chimici in falde, fiumi e mari, cementificazioni, estrazioni di metalli da tutti i luoghi possibili, utilizzo di carbone a dosi sempre più massicce, ecc. Insomma, il Capitale viaggia e non si ferma certo per qualche grado in più nell’atmosfera.

Se ci riferiamo all’attuale guerra in Ucraina, il rischio nucleare è più che concreto e lo si evince direttamente dagli eventi bellici in atto oramai da più di tre anni. In Ucraina si stanno avendo, oltre alle morti tra la popolazione civile o la sua emigrazione, dei danni irreversibili al patrimonio boschivo e naturale in generale. Il Donbass è la parte dell’Ucraina più ricca di industrie, ma anche di giacimenti dei preziosi metalli per sistemi elettronici d’avanguardia, in particolare del Litio. La fascia di terra che va dalla Bielorussia a nord, fino al mare d’Azov a sud, è ricca di questo minerale, il cui sfruttamento prevede, come ovunque nel mondo, un grosso impatto sull’ambiente. Molti problemi, del resto, si stanno evincendo dall’improvviso abbandono di miniere di carbone, o di stoccaggio di rifiuti tossici prodotti dalle industrie chimiche del paese¹. Senza contare poi il numero sproporzionato di bombe o missili lanciati sul territorio e rimasti inesplosi, oppure le vaste aree disseminate di mine antiuomo o anticarro. Occorreranno anni e chissà a quale costo umano sminare e riportare il tutto a una parvenza accettabile.

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  4. Le minacce di Trump: prova di forza o di grande fragilità?

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