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Tra capitalismo e umanità è ormai questione di "o lui o noi" (H. Kempf)
Non appena si profila la possibilità di un qualche accordo che possa far tacere le armi fra la Russia e l’Ucraina, anche solo con un armistizio o una tregua più o meno lunga, c’è sempre un qualche Stoltenberg, o un qualche suo emulo, che anziché adoperarsi affinché vada in porto, fa di tutto perché la guerra continui e si intensifichi, benché l’Ucraina sia ormai ridotta ad un cumulo di macerie. Non si fa altro che prometterle aiuti in armi sempre più potenti nonostante la maggior parte degli esperti in questioni militari avverta che, visti i reali rapporti di forza, sia materialmente impossibile che Kiev possa sconfiggere la Russia a meno che non intervenga direttamente la Nato con i suoi uomini e i suoi mezzi che, però, sarebbe quella terza guerra mondiale che tutti dicono di non volere, temendo che si trasformi in uno olocausto nucleare che metterebbe a rischio la stessa sopravvivenza della specie umana. Né le cose vanno diversamente per quel che riguarda il conflitto fra Israele e Hamas. Non passa giorno che gli Stati Uniti e la maggior parte dei loro alleati/vassalli non invochino la fine della mattanza a Gaza, ed ora anche in Libano, e il riconoscimento dello Stato palestinese secondo la formula "due popoli, due stati", nel mentre, però, forniscono a Israele ogni sorta di armamento.
Al pari dello sfruttamento della forza-lavoro, la guerra permanente
è diventata condizione di esistenza della borghesia,
pertanto non potrà esserci pace finché permane il suo dominio sulla società.
Nonostante il frastuono martellante della propaganda bellicista, dovrebbe essere impossibile non udire il rumore cupo dei corpi delle centinaia di migliaia di esseri umani inermi che la guerra imperialista permanente frantuma allo stesso ritmo di una catena di montaggio. Eppure non è così. Fa più rumore l’abbandono di un cane o di un gatto “in tangenziale” che la strage di migliaia di donne e bambini innocenti. Si dirà: “ma è la guerra, è stato sempre così”. Certo, è innegabile che le guerre hanno sempre comportato morte e distruzione così come è innegabile che già dalla Seconda guerra mondiale in poi a pagarne il prezzo maggiore è stata sempre più la popolazione civile.
A sentire i commenti della presidente del consiglio, dei suoi ministri e parenti vari, nonché degli esponenti dei partiti di maggioranza, l’ultima legge di bilancio è destinata a fare dell’Italia una sorta di giardino dove è sempre primavera, soprattutto per i lavoratori e le fasce sociali meno abbienti. Occupazione alle stelle, bonus a favore della maternità (ma solo per le lavoratrici con almeno due figli), taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti, fondi per ridurre le liste di attesa nella sanità pubblica; insomma, l’Italia come mai prima d’ora, come se San Francesco, il suo protettore, si fosse reincarnato in Giorgia Meloni consentendole almeno un miracolo al giorno, ovviamente sempre a favore degli “ultimi”.
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
L’omicidio di Giulia Cecchettin ha sollevato un movimento di indignazione generale, che trova la sua espressione maggiore nella critica al patriarcato e alla violenza che quest’ultimo implica nel subordinare la donna all’autorità maschile. Per poter frenare gli effetti di tale modello socio-culturale, si fa appello soprattutto alle Istituzioni e al loro intervento, affinché si possa risolvere il problema della violenza di genere con un inasprimento delle pene e con delle campagne volte a rieducare dal punto di vista sentimentale ed emotivo gli uomini, in direzione di una maggiore parità. Ma è veramente questa la strada giusta per risolvere il problema della violenza, che sia di genere o meno?
Una cosa però è certa: in quel fazzoletto di terra si concentrano molti degli
interessi dei due maggiori poli imperialistiche che a pagare
il conto più salato saranno le popolazioni civili
A distanza di due mesi dall’inizio del conflitto tra Israele e Hamas la situazione è a dir poco drammatica. Gaza è un vero e proprio cimitero a cielo aperto. Riuscire a stabilire delle cifre certe è difficile, soprattutto perché gli stessi organi di informazione cercano di tirare acqua al proprio mulino di riferimento. ANSA riporta i dati rilasciati dal ministero della sanità di Hamas: dall’inizio dell’invasione di Israele sarebbero oltre 20 mila le persone uccise e 50 mila i feriti.¹ Euro–Med Monitor ha precisato che 24 mila bambini, ad oggi, sono orfani di almeno un genitore, e che tra le decine di migliaia di morti causati dalle bombe israeliane più di 9 mila sono proprio bambini. Moltissime infrastrutture sono state distrutte, un dato esemplificativo al riguardo: su 36 ospedali solo 11 sono parzialmente funzionanti.² La violenza oramai non conosce limiti e mentre si ammazza e si distrugge c’è chi già progetta il futuro.